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“[…] la mia Vicina è una donna che ha vissuto la guerra. Ha oltre 80 anni. Li porta devo dire molto bene. Mentre la vidi curare l’orto ed il giardino notai, impressionato, le sue gambe, forti e robuste. Alcuni giorni dopo ci raccontò che da ragazza, dovette prendere il suo fratellino e scappare da casa sua, nel cuore della notte, correndo e camminando per chilometri, scalza nella neve. Scappò dai Fascisti italiani (e questo da italiano mi rattrista) che irruppero in casa e le uccisero la madre.

Le stesse gambe forti le furono utili per portare cibo ai partigiani, nelle colline e in montagna, con il rischio di essere scoperta e rimetterci la vita.

Ma questa donna ha qualcosa di più forte delle gambe, i suoi pensieri. Ancora lucidi, semplici, chiari, con i quali rispose con fermezza alla sua nipote, che dovrebbe essere nel pieno della sua forza e giovinezza, che qualche giorno prima era andata nella capitale a manifestare contro il governo.

Alla nipote disse: “se quelli che stanno al governo non fanno né il volere né il bene del popolo, se non hai modo di difenderti diversamente, tiragli delle pietre.

La nipote allora le chiese:

… e se in mezzo c’è la polizia?

E lei rispose:

Se la polizia difende la gente sbagliata, tira pietre anche a loro.

Caspita, pensai, così è chi ha dovuto diventare nel cuore della notte partigiano o partigiana.

Poi, continuò raccontandoci una cosa che mi turbò parecchio. I vecchi, quelli che avevano vissuto il clima prima della guerra, cioè l’aria che tirava all’epoca, stavano dicendo tra di loro che stava tirando di nuovo aria di guerra.

Mi vennero i brividi. E mi vengono ogni volta che rileggo queste parole che scrissi per ricordarmele. Perché la nostra generazione non ha memoria di questo.

Dopo quelle parole capii perché l’uomo ritorna a fare spesso gli stessi errori, in modo ciclico, ogni tot generazioni.

Perché quando ha perso la memoria storica, quando non ha modo di guardare gli occhi e sentire le emozioni nelle parole raccontata direttamente dalla voce dei più vecchi, quelli che hanno vissuto veramente la guerra, non può riconoscerne più le avvisaglie.

Non abbiamo modo di riconoscere l’aria che tira.

Quando non abbiamo più la consapevolezza emozionale della catastrofe, rischiamo di scivolarci dentro di nuovo nel vortice della violenza, perché non abbiamo la memoria emozionale di come le generazioni passate ci finirono dentro.

Questi sono mie appunti del 15-01-2013 e risistemati. Appunti presi nel periodo in cui ho vissuto a Koper, in Slovenia. Le ingiustizie, i crimini, non hanno colore o nazione.

Questa foto qui sotto è falsa, è una rappresentazione, ma l’ho voluta postare per far capire meglio cosa poteva voler dire essere stati partigiani ad esempio in Italia.

Credo che prima di scivolare verso questa spirale di violenza si debba fare tutto il possibile a livello politico per ripristinare i diritti e le leggi costituzionali.