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Sottotitolo. Facebook e Whatsapp versus Telegram atto secondo.

Ormai sappiamo che anche Telegram applica politiche di censura. Ma almeno non fa l’odioso, ipocrita e vile shadow banning di facebook e whatsapp.

Telegram o cancella o marchia i gruppi che “incitano all’odio”, ovviamente a detta della loro super partes autorità di “God Admin” dell’applicazione.

Ma per lo più li cancellano per QUIETO VIVERE della loro app e business.

Un po’ come quelle coppie che decidono di non litigare e fanno finta che vada tutto bene.

Comprensibile, considerando a Durov, portarono via la sua creatura: vk.com la “facebook russa”.

Perché il governo russo chiese ai fratelli Durov

di poter accedere alle informazioni del social, per ottenere quindi un maggior controllo sulla piattaforma

e così poter controllare i gruppi di opposizione politica, quindi il dissenso.

Per tutta risposta, Pavel Durov condivise una fotografia di un cane, in felpa, con la lingua di fuori. È un messaggio diretto al Cremlino: “Non farò ciò che mi chiedete”.[…]

Mettendosi così contro il governo e Putin. Pavel dichiarò che

“alcuni uomini armati, la notte dopo aver condiviso la foto del cane, sono arrivati al suo appartamento in tuta mimetica.”

Inoltre nel 2013 venne accusato di essere lui l’uomo che alla guida di una Mercedes aveva a Mosca investito e ucciso un poliziotto. Pavel a tale accusa rispose che non fosse possibile perché non sapeva nemmeno guidare. Rifiutò quindi di presentarsi alla stazione di polizia, dove venne chiamato per essere interrogato.

Per tutta risposta, le forze dell’ordine irruppero negli uffici del social Network Vk.com, a San Pietroburgo, ma ormai i fratelli Durov avevano abbandonato il Paese da alcuni giorni, fuggendo su un aereo dall’aeroporto di Pulkovo.

Così furono costretti a scappare dalla Russia, ed a comprarsi la cittadinanza in uno staterello nelle isole Caraibiche, come fossero pirati di altri tempi.

Questa è la storia che portò i fratelli Durov a creare Telegram e l’attuale stato dell’arte con queste applicazioni social.

Si illudono che cancellare le “manifestazioni di odio“, così oggi chiamano il dissenso, lo faccia svanire invece di alimentarne la potenzialità esplosiva per compressione.

Dubito che Zuckerberg e i Durov ignorino la psicologia umana, dubito che ignorino che così facendo non fanno altro che spostare il problema.

Il dissenso, prima o poi, troverà il modo di emergere.

Semplicemente perché non possiamo ignorare le esplosioni di rabbia dell’animo umano.

Ed in tal senso ritengo che anche Fusaro sottovaluti questo aspetto delle emozioni umane, quando afferma che il M5S abbia disperso il dissenso portando apatia verso la politica.

Lo storico Alessandro Barbero ci insegna che gli italiani tendono a NON reagire, a NON fare rivoluzioni.

Sicuramente le generazioni che non hanno imbracciato armi, che non hanno fatto guerre avranno una soglia della paura, e pertanto della sopportazione, molto più alta delle precedenti.

Tuttavia l’animo umano quando compresso, appena trova una crepa in ciò che lo sta comprimendo esplode tutta la pressione che ha trattenuto.

E non è storia, è psicologia.

Potrei sbagliarmi, ma secondo me gli italiani sono molto più come le braci ardenti sotto la cenere.

Per dirla in modo molto italiano, se come alcuni raccontano gli italiani sono bravi a fottere, prima o poi in modi anche molto creativi, trovano come fottere chi li sta fottendo.

 

Approfondimenti:

Sulla Pavel Durov e sulla storia di VK.com:

Shadow Ban:
https://it.wikipedia.org/wiki/Shadow_ban

Barbero risponde alla domanda “è vero che gli italiani non fanno le rivoluzioni?”
https://youtu.be/bPbryrhyXqQ?t=754